Ogni anno compi gli anni, sei un anno più vecchio, cogli l'occasione di girare l'angolo e osservare di scorcio il tuo passato.
Da bravo contabile fai una scrematura dei tuoi successi e fallimenti...
Ti deprimi un po' e sorridi ringraziando ai soliti auguri che facebook ricorda a tutti di doverti inviare...
Talvolta però, qualcuno il lieto auspicio inviato dal web lo trasforma in evento per riallacciare un rapporto vecchio di secoli.
E fu così che il mio buon vecchio amico di infanzia torna a farsi sentire.
Si si, proprio lui, quello che ogni anno incontravo in vacanza, in campeggio coi nonni, che facevano da tramite per segnalare quando ci saremmo visti, all'epoca in cui i cellulari erano il soggetto dei film di fantascienza.
E dopo convenevoli di rito è inscindibile la frase: cosa fai adesso della tua vita?
“Ah sono sposato, a maggio è un anno!”
Coooosaaaa???
Proprio lui?
Quello che nella mia mente non possiede altri vestiti se non il costume da bagno?
Quello che ha i capelli lunghi fino al deretano e che, con la sua graziella ridipinta di un nero metallaro, mi passa a prendere nella mia roulotte avvisandomi dei bagordi per la serata?
“Si va a figa stasera, bello mio, non voglio sentire storie!”
Eh si, c'è un pargolo in forno, mi dettaglia..
Oddio, e nella mia mente lo identifico all'altare, capellone, con una sposa dal volto coperto dal velo, ma lui, rigorosamente, in costume da bagno.
E invece no, i capelli sono pochi, corti e i vestiti sono ben lontani dalle magliette rock tutte slavate, ora ci sono le giacche e camice, e la sveglia che alle 7 dice di andare a lavorare, facendo piano, per non svegliare quella dolce metà che io nemmeno mi sogno di voler avere.
Si perché al di là dell'autentica felicità per la sua felicità c'è una conscia quanto insana speranza che sia tutto finto.
È innegabile che avere un lavoro fisso e un rapporto con qualcuno possa portare le prospettive su un altro piano, oppure sono ancora malato della sindrome di Peter Pan, aiutato da telefilm surreali o dalla mancanza di certezze, ma nel mio cervello la frase che più viene gettonata dalle sinapsi è: “Spero tu abbia da parte i soldi per il divorzio, vecchio mio”.
Già, perché non è che una volta i matrimoni durassero per amore, ma solo per cultura, ciò che è unito è inseparabile da qualche divinità disegnata sulle pareti.
Ma la realtà è che ci si stufa, non è che si è meno innamorati o meno attratti, si ha solo voglia di provare altre cose.
Altre volte invece proprio ci si stufa.
Ma il punto è che la mancanza di stimoli e l'apatia che solo un legame monogamo può dare, è un fuoco che arde e brucia ogni relazione duratura, in una società dove gli stimoli al bassoventre sono più frequenti di uno stipendio mensile.
E ci si lascia.
Tanto facilmente come ci si è presi.
E si rimpiange quando si era più giovani e si poteva girare per discoteche a fare i Rocco Siffredi della bassa val padana.
Davvero mi scandalizzo quando sento amici dire: “Ma si al grande passo ci penso, in fondo ormai ho 27 anni, lei è una brava ragazza, carina, poi non vorrai mica non fare neanche un figlio prima di morire, e poi è ora di mettere la testa a posto”.
La stessa frase la sento spesso vicino all'entrata di un concessionario:”Ma si adesso ci penso, in fondo è in pronta consegna, i sedili sono belli e mi fanno lo sconto sull'I.V.A.”.
Dico: ma siamo pazzi?
Ora una relazione è diventata obbligatoria, un passaggio che ad un certo punto deve avvenire, e non è importante che non ci sia passione, l'essenziale è che non si resti soli, l'essenziale è che questa ragazza è disposta a fare questo passo perché anche per lei è ora.
E poi ho la testa perfettamente a posto. E felicemente sola.
Magari un giorno troverò colei che mi farà cambiare idea.
Speriamo abbia i sedili in pelle!
Iven
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