lunedì 22 settembre 2014

L'ARTE DEL SILENZIO...

Parole parole parole...
Siamo sempre stati definiti la società dove si parla molto e si ascolta poco... beh... c'è davvero qualcosa da ascoltare?
Ok ok non ho ancora scoperto niente di nuovo, ma mi chiedo se veramente la responsabilità dello scarso dialogo in un ambito familiare sia davvero di chi non ascolta..
Intendo ambito familiare perché non voglio entrare in un vortice enorme che comprende il degrado della società, Al Gore e lo scioglimento dei ghiacci, voglio solo appurare la fortuna che possa avere una persona che può comodamente sedersi a tavola coi suoi parenti e... ascoltarli...
Non tutti possono avere un padre pilota di aerei o la zia archeologa, non si chiede approfondimento sulla giornata di cronaca ma... mamma... davvero sei sicura che mi interessi sapere la nuova taglia del tuo golfino beige che ai comprato durante la pausa pranzo dall'ufficio?
Schizzinoso? Intollerante? No... Stanco...
Stanco di sentire sempre la taglia del maglione che non cambia mai... Sopratutto quando viene fatto passare come l'argomento del secolo.
Perché la differenza tra un argomento e l'altro non la fa il contenuto quanto il tono...
Nel momento in cui ritengo fondamentale qualcosa da dire dovrei avere il buongusto di curarmi che sia lo stesso per l'interlocutore, così da evitare i tutt'altro che rari momenti in cui colui che parla si ritrova ad esporre un soliloquio tra spettatori dormienti..
Le avventure lavorative possono essere ritenute interessanti se con ironia se ne parla davanti ad un aperitivo, prendendo i giro il capo o la collega di scrivania, per la regolare durata di 4 minuti, accompagnata a tono dall'interlocutore che a sua volta vede e rilancia la sua avventura tra un sorso e l'altro.
Assistere a scene dove qualcuno parla per il puro piacere di sentire la propria voce circondato da persone che contano il numero delle piastrelle della cucina è sintomo di presunzione legata all'ancestrale credenza di essere migliori di altri, o forse solo perché si ha una vita piatta e non si è mai stati in grado di conoscere qualcosa al di fuori del nostro balcone che potesse aprirci gli occhi, appurando quindi che non ci possa essere nulla di più interessante di noi..
O peggio, si ha paura di scoprire che ci sia...
Il confrontarsi con le persone talvolta lascia in bocca il gusto agrodolce della nuova consapevolezza, quella di vedere che il mondo gira, che le stagioni variano non solo perché a natale c'è la quattordicesima in busta paga, ed a quel punto il corpo umano rilascia endorfine all'odore di sconfitta.
Il caso eclatante che trascende da qualsiasi altro è quello del classico appassionato sfegatato di qualcosa.
Che sia il malato di calcio o il contabile assuefatto dai numeri, coloro i quali si ostinano a girare il discorso sempre e comunque in modo da inserirci il loro unico argomento di conversazione.
Odiosi:
“ehi hai visto la nuova fidanzata di tizio?”
“Si tizio, era un gran terzino!”
“Si ma la tipa?”
“Ah non so dove possa giocare...”
E qui si torna al solito vecchio discorso, il solito, l'unico vero dogma della nostra società: il mezzo!
La giusta via, volente o nolente sta sempre fottutamente li...
Ma se proprio non si può arrivare a questo, per favore, prima di parlare alzate la testa e guardate il cielo!
Vi renderete conto che è davvero immenso... E noi siamo piccoli piccoli...
Beh si alla fine non ho detto niente di nuovo... direi che siete tutti autorizzati a non ascoltarmi...




Iven

Nessun commento:

Posta un commento