Parole parole parole...
Siamo sempre stati definiti la società dove si parla molto e si
ascolta poco... beh... c'è davvero qualcosa da ascoltare?
Ok ok non ho ancora scoperto niente di nuovo, ma mi chiedo se
veramente la responsabilità dello scarso dialogo in un ambito
familiare sia davvero di chi non ascolta..
Intendo ambito familiare perché non voglio entrare in un vortice
enorme che comprende il degrado della società, Al Gore e lo
scioglimento dei ghiacci, voglio solo appurare la fortuna che possa
avere una persona che può comodamente sedersi a tavola coi suoi
parenti e... ascoltarli...
Non tutti possono avere un padre pilota di aerei o la zia
archeologa, non si chiede approfondimento sulla giornata di cronaca
ma... mamma... davvero sei sicura che mi interessi sapere la nuova
taglia del tuo golfino beige che ai comprato durante la pausa pranzo
dall'ufficio?
Schizzinoso? Intollerante? No... Stanco...
Stanco di sentire sempre la taglia del maglione che non cambia
mai... Sopratutto quando viene fatto passare come l'argomento del
secolo.
Perché la differenza tra un argomento e l'altro non la fa il
contenuto quanto il tono...
Nel momento in cui ritengo fondamentale qualcosa da dire dovrei
avere il buongusto di curarmi che sia lo stesso per l'interlocutore,
così da evitare i tutt'altro che rari momenti in cui colui che parla
si ritrova ad esporre un soliloquio tra spettatori dormienti..
Le avventure lavorative possono essere ritenute interessanti se
con ironia se ne parla davanti ad un aperitivo, prendendo i giro il
capo o la collega di scrivania, per la regolare durata di 4 minuti,
accompagnata a tono dall'interlocutore che a sua volta vede e
rilancia la sua avventura tra un sorso e l'altro.
Assistere a scene dove qualcuno parla per il puro piacere di
sentire la propria voce circondato da persone che contano il numero
delle piastrelle della cucina è sintomo di presunzione legata
all'ancestrale credenza di essere migliori di altri, o forse solo
perché si ha una vita piatta e non si è mai stati in grado di
conoscere qualcosa al di fuori del nostro balcone che potesse aprirci
gli occhi, appurando quindi che non ci possa essere nulla di più
interessante di noi..
O peggio, si ha paura di scoprire che ci sia...
Il confrontarsi con le persone talvolta lascia in bocca il gusto
agrodolce della nuova consapevolezza, quella di vedere che il mondo
gira, che le stagioni variano non solo perché a natale c'è la
quattordicesima in busta paga, ed a quel punto il corpo umano
rilascia endorfine all'odore di sconfitta.
Il caso eclatante che trascende da qualsiasi altro è quello del
classico appassionato sfegatato di qualcosa.
Che sia il malato di calcio o il contabile assuefatto dai numeri,
coloro i quali si ostinano a girare il discorso sempre e comunque in
modo da inserirci il loro unico argomento di conversazione.
Odiosi:
“ehi hai visto la nuova fidanzata di tizio?”
“Si tizio, era un gran terzino!”
“Si ma la tipa?”
“Ah non so dove possa giocare...”
E qui si torna al solito vecchio discorso, il solito, l'unico vero
dogma della nostra società: il mezzo!
La giusta via, volente o nolente sta sempre fottutamente li...
Ma se proprio non si può arrivare a questo, per favore, prima di
parlare alzate la testa e guardate il cielo!
Vi renderete conto che è davvero immenso... E noi siamo piccoli
piccoli...
Beh si alla fine non ho detto niente di nuovo... direi che siete
tutti autorizzati a non ascoltarmi...
Iven
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