Cos'è la sfortuna?
Versione 1 - Quella
cosa che ti impedisce di ottenere un risultato a tanto così
dal traguardo.
Versione 2 –
Quella cosa che ti giustifica quando non hai fatto abbastanza per
ottenere ciò che vuoi...
Esiste davvero?
C'è chi pensa che tutta la propria vita è andata in una determinata
direzione a causa di un congiungimento astrale che ne ha penalizzato
i risultati nello sport.
C'è chi ringrazia divinità varie per averli ottenuti.
Oppure c'è chi ha paura di perdere quello che ha, o che crede di
avere, e si aggrappa con tutte le sue forze a piccoli avvenimenti che
gli accadono intorno, ai quali vengono attribuiti significati mistici
che ne condizionano le azioni.
Per poi giustificarsi dicendo che ha fatto bene a non rischiare...
Perché quel gatto nero che gli ha attraversato la strada poteva
fargli fare la scelta peggiore della sua vita.
O magari oggi sarebbe presidente del mondo.
Ma quante volte realmente crediamo alla buona o cattiva sorte?
E quante volte invece, pur credenti convinti, decidiamo di passarci
sopra perché la nostra forza di volontà è più forte?
Quasi mai per il secondo caso.
Osserviamo alla televisione chi reputiamo ce l'abbia fatta (dipende
dai canoni con cui usiamo la parola “successo”), e ci
giustifichiamo dicendo: “ Beh ma quello conosce il produttore di..
o il parrucchiere della... così sono capaci tutti”.
Certo, è solo nato nel posto giusto, con le conoscenze giuste, il
papà coi soldi giusti..
E poi diciamocelo: la meritocrazia è morta.
Quanto crediamo davvero a queste scuse?
Oppure quanto tutte queste parole fanno parte del nostro sistema
immunitario, che attiva i globuli bianchi e li indirizza ad attaccare
quell'epidemia che si sta sviluppando nel nostro cervello chiamata:
voglia di rischiare!?
La paura è il vero sinonimo della parola sfiga...
O forse Krishna ce l'ha davvero con noi perché in una vita passata
eravamo gatti neri e gli abbiamo attraversato la strada.
Poi c'è la sfortuna passiva...
Non dobbiamo essere troppo pessimisti con noi stessi e non dobbiamo
esserlo sempre.
Ci sono momenti in cui dai tutto te stesso, in cui credi in ciò che
stai facendo e sai che ce la puoi fare, adori il risultato che stai
ottenendo e ti entusiasmi a portarlo a termine.
Poi arrivi secondo...
E ti chiedi se non era meglio starsene seduto sul divano a mangiare
patatine, avresti risparmiato tante energie per un risultato che è
il peggiore che si possa chiedere: essere il primo tra gli sconfitti.
E in quelle situazioni vengono messe in discussione situazioni,
competenze, talenti, sacrifici...
Ci si crede sognatori perché abbiamo sperato di ottenere qualcosa e
non ci siamo riusciti, quindi stiamo scegliendo la strada sbagliata;
noi non ne siamo capaci.
In alternativa, il bicchiere mezzo pieno dice: “Beh insomma,
secondo è un ottimo risultato, il vincitore è stato più fortunato
di me”.
Bisogna credere a entrambe le facce, perché anche Charlie Caplin è
arrivato terzo a una gara per sosia di Charlie Chaplin.
L'essenziale è dare sempre il meglio di noi per tutto ciò che
amiamo fare...
E sicuramente arriveremo sul gradino più alto del podio della
categoria "faccela da solo".
Purtroppo però saremo sempre legati al giudizio di altre persone,
che nel bene e nel male avranno canoni e gusti differenti ai nostri e
ne determineranno successo o dipartita.
Quindi in fondo: e se fossero gli altri la nostra malasorte?
Iven
Nessun commento:
Posta un commento